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Origini
Il Cedro probabilmente è fra i prodotti più importanti del mondo Made in Italy. Infatti, nonostante non se ne conosca la rilevanza in termini di immagine, esso ha una interessante commercializzazione soprattutto all’estero. E la maggior parte, per non dire l’assoluto, della produzione proviene dalla piccola fascia di costa calabrese che va da Tortora a Sangineto. Ciò è vero nella misura in cui tale tratto costiero è conosciuto con il nome di Riviera dei Cedri. Chi fra questi paesi gode di un più antico e particolare legame è, senza dubbi, Santa Maria del Cedro che dall’agrume ha preso il nome e che ha identificato lo stesso agrume (Cedro di Santa Maria del Cedro) in tutto il mondo.
Storicamente questa pianta, quella del Cedro, è antichissima: conosciuta già al tempo degli Egizi, quattromila anni fa, secondo alcuni studi riportati dal Fersini, Giorlando e Tuoto, da lì si diffuse nel mondo legandosi strettamente alle tradizioni e alle emigrazioni ebraiche. Conosciuto come Malus medica, o Malus felix o, ancora più semplicemente, come Citrus, secondo gli stessi studiosi, il cedro sarebbe stato originario della Media e della Persia, il territorio che corrisponde all’incirca all’attuale regione nord occidentale dell’Iran, a sud del Mar Caspio, per la Media ed al resto dell’area iraniana per la Persia. Tutto ciò, comunque, secondo un’interpretazione non del tutto esatta di Teofrasto. Il filosofo greco, allievo ed amico di Aristotele, infatti, così la descriveva in “Ricerca delle Piante” del 313 a.C.: “Quest’albero ha foglie simili a quelle del corbezzolo o dell’alloro e spine come il pero selvatico ed il biancospino, ma lisce, assai acute e robuste..”. Ma non tutti gli studiosi sono concordi con l’origine geografica: secondo gli studi del Miquel, sarebbe, in effetti, originaria della Cina, mentre per il De Candolle proverrebbe dalla regione dell’ Himalaia, nelle Indie Occidentali. Secondo altri studiosi ancora, per esempio il Bonavia, sarebbe, invece, impossibile riuscire a determinare con esattezza quale regione geografica possa vantarne i natali. In conclusione, rispetto a quest’argomento, la tesi più accreditata sembrerebbe essere quella del Miquel, con l’arrivo dall’Estremo Oriente, anche se non è assolutamente condivisa da tutti gli studiosi. Più probabile ne rimane, invece, la diffusione: gli Ebrei, importatolo dall’Egitto, ne diffusero la coltivazione prima in Palestina e poi in tutte le altre regioni dove furono costretti ad emigrare per sfuggire alle deportazioni. Ma anche su tale questione spesso si è assistito a forti dibattiti culturali. Secondo le ricerche del Fersini, Giorlando e Tuoto, infatti, non sarebbe secondaria l’ipotesi dell’arrivo del cedro, nel Mediterraneo, ai tempi di Alessandro Magno (III sec. a.C.), il conquistatore di tutto il mondo allora conosciuto, dalle regioni esotiche della Persia e della Media. Secondo questi studi, in effetti, il cedro fu portato, dalle truppe alessandrine, da quelle terre orientali dapprima in Grecia e poi, da lì, in Sardegna, in Corsica, per finire, intorno al 130 d.C., sui lidi campani e partenopei. Ma, la maggior parte degli studiosi è, comunque, concorde col sostenere la tesi della diffusione della pianta del cedro tramite le emigrazioni ebraiche. Quindi, secondo questa ipotesi, gli Ebrei conobbero il cedro,durante i quattro secoli di schiavitù in Egitto, da dove lo introdussero in Palestina e da lì in tutte le regioni del Mediterraneo dove furono costretti a fuggire per le persecuzioni: iniziando dalla deportazione degli Ebrei della Samaria, in Babilonia ad opera di Sargon II, all’Esilio in Babilonia, alla deportazione ad opera di Nabuccodonosor per finire con quella conosciuta col nome di Diaspora.

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